venerdì 18 luglio 2008

Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung

(Kesswil, 26 luglio 1875Bollingen, 6 giugno 1961) è stato uno psichiatra e psicoanalista svizzero. La sua tecnica e teoria di derivazione psicoanalitica è chiamata "psicologia analitica".

Inizialmente vicino alle concezioni di Sigmund Freud se ne allontanò definitivamente nel 1913, dopo un processo di differenziazione concettuale culminato con la pubblicazione, nel 1912, di "La libido: simboli e trasformazioni". In questo libro egli esponeva il suo orientamento, ampliando la ricerca analitica dalla storia personale del singolo alla storia della collettività umana. L'inconscio non è più solo quello individuale, prodotto dalla rimozione, ma nell'individuo esiste anche un inconscio collettivo.

In Italia l'orientamento junghiano della psicoanalisi è stato introdotto da Ernst Bernhard.

Biografia

Formazione

Nacque nel 1875 da Paul Jung, un teologo oltre che pastore protestante, e da Emilie Preiswerk a Kesswil, nel cantone svizzero di Turgovia dopo pochi mesi la famiglia si trasferisce a Sciaffusa e nel 1879 a Klein Hüningen (un paese ora inglobato nella periferia di Basilea) dove il padre diventa rettore della pieve esercitando in seguito anche la funzione di cappellano nel manicomio della città.

È un bambino solitario, sarà figlio unico per nove anni fino alla nascita della sorella Gertrud. Il suo amico d'infanzia Albert Oeri (1875-1950) ricorda il primo incontro con Carl, quando entrambi erano molto piccoli: lo descrive come "un mostro di asocialità", concentrato sui propri giochi e tutto il contrario di quello che aveva conosciuto all'asilo del paese, dove i bambini giocavano, si picchiavano e comunque stavano sempre insieme. I due resteranno legati da amicizia per tutta la vita. [1]

Nel 1895 si iscrisse alla facoltà di medicina dell'Università di Basilea e nel 1900 si laureò in medicina con la tesi Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti una trattazione sui fenomeni medianici della cugina, Helene Preiswerk, che pubblicò nel 1902 . Il libro che lo colpì di più in questo periodo fu Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche di cui scrisse nei Ricordi (1962, p. 139): «Come per il Faust di Goethe, si trattò di un'esperienza terribile».

Nel dicembre 1900 cominciò a lavorare all'istituto psichiatrico di Zurigo, il Burgholzli, diretto da Eugene Bleuler. Nell'inverno 1902-3 Jung fu a Parigi per frequentare le lezioni di Pierre Janet. Nel 1903 sposò Emma Rauschenbach, che rimase con lui fino alla morte nel 1955. Nel 1905 fu promosso ai vertici del Burgholzli e divenne libero docente all'Università di Zurigo, dove rimase fino al 1913. Tra il 1904 e il 1907 pubblicò vari studi sul test di associazione verbale e nel 1907 il libro Psicologia della dementia praecox.

La personalità scientifica di Jung si manifesta con il concetto di “complesso”. Esso è un insieme strutturato di rappresentazioni, consce e meno consce, dotate di una forte carica affettiva. La psiche umana è un insieme indeterminato ed indeterminabile di complessi, tra i quali è da considerarsi lo stesso Io, il complesso che ha l’appannaggio della coscienza ed è in relazione con tutti gli altri. Quando questa relazione si indebolisce o si spezza, gli altri complessi si fanno autonomi, inconsci, e si arrogano la possibilità di dirigere l’azione, con un processo di dissociazione che è all’origine del disagio psichico.

L'incontro con Sigmund Freud


Nel 1906 aderì alla psicoanalisi e iniziò la corrispondenza con Freud, che incontrò personalmente per la prima volta a Vienna nel 1907. In seguito lo incontrò nuovamente in Svizzera a Zurigo, dove scrissero un libro assieme.

Nel 1909 Jung, assieme a Freud e Ferenczi, si recò alla Clark University di Worcester, nel Massachusetts, dove ricevette la laurea honoris causa in legge. Nel 1910 fu eletto presidente della Associazione psicoanalitica internazionale e direttore dello "Jahrbuch", la rivista ufficiale della società. In questo periodo, iniziò ad essere descritto come il "Delfino" della Psicoanalisi, il possibile successore di Freud alla guida del movimento psicoanalitico.

Nel 1909 si ebbero però le prime avvisaglie della separazione che in seguito sarà all'origine dell'articolarsi dei due principali orientamenti storici della psicoanalisi, intesa sia come terapia che come via per la conoscenza della psiche. Nel 1909 infatti la Clark University invitò sia Freud che il suo più importante collaboratore, Jung, a tenere un ciclo di conferenze negli Stati Uniti.

Durante il lungo viaggio in nave i due pionieri della psicoanalisi analizzavano reciprocamente i loro rispettivi sogni. In questa psicoanalisi sull'oceano dove i due fungevano entrambi da psicoanalisti e da pazienti, Freud manifestò, a detta di Jung, un atteggiamento di reticenza su alcuni particolari della sua vita privata che invece sarebbero serviti a Jung per una più attenta interpretazione. Ad aggravare questa situazione però fu il fatto che Freud su questo punto fu molto chiaro: il motivo della sua reticenza era che non poteva permettersi la libertà di mettere a repentaglio la sua autorità. Fu proprio in quel momento invece che Jung cominciò a mettere in discussione la sua stessa stima per Freud che sino ad allora aveva avuto.


La separazione da Freud e il nuovo orientamento della psicoanalisi


Nel 1912 Jung pubblicò il suo testo fondamentale Trasformazioni e simboli della libido, dove erano presenti i primi disaccordi teorici con Freud assieme al primo abbozzo di una concezione finalistica della psiche. I disaccordi continuarono nelle conferenze sulla psicoanalisi (Fordham lectures) tenute da Jung lo stesso anno a New York. L'aspetto centrale delle differenze teoriche risiedeva in un diverso modo di concepire la Libido: mentre per Freud il "motore primo" dello psichismo risiedeva nella pulsionalità sessuale, Jung proponeva di riarticolare ed estendere il costrutto teorico di Libido, rendendolo così comprensivo anche di altri aspetti pulsionali costitutivi "dell'energia psichica". La "sessualità" passa così dall'essere costrutto unico e centrale nella metapsicologia Freudiana, a costrutto importante ma non esclusivo della vita psichica in quella Junghiana. La libido è l’energia psichica in generale, motore di ogni manifestazione umana, compresa la sessualità. Essa va aldilà di una semplice matrice istintuale proprio perché non è interpretabile solo in termini causali. Le sue “trasformazioni”, necessarie a spiegare l’infinita varietà di modi in cui si dà l’uomo, sono dovute alla presenza di un particolare apparato di conversione dell’energia, la funzione simbolica.

Il termine "simbolo" è poi inteso secondo una concezione del tutto opposta a quella di Freud, il quale aveva assimilato il concetto di simbolo a quello di segno, sulla base dell’elemento comune del rinvio. Ma mentre il segno compone in modo puramente convenzionale qualcosa con qualcos’altro (aliquid stat pro aliquo), il simbolo è un caso particolare del segno in cui, pur rimanendo l’elemento genericamente semiotico del rinvio, questo rinvio non è diretto ad una realtà determinata da una convenzione, ma alla ricomposizione di un intero, come vuole l’etimologia della parola. Ecco qui un’altra differenza con Freud: se egli interpretava le fantasie inconsce alla stregua di meri segni di pulsioni, inaccettabili per la coscienza, per Jung esse sono, se interpretate adeguatamente dall’io, simboli di nuove realizzazioni psichiche. Solo così si rende conto del carattere costitutivamente aperto al nuovo della psiche, invece di ancorare quest’ultima al passato in un’inarrestabile coazione a ripetere. La funzione simbolica (o trascendente) è capace di superare le opposizioni di cui la psiche è costituita proprio attraverso la produzione di simboli. Essa opera affinché possa avere luogo l’individuazione, cioè quel processo sintetico che coinvolge gli opposti che costituiscono l’uomo, e nel quale l’individuo si riconosce nella sua autonomia dagli stereotipi culturali. L’adattamento trova la sua ideale prosecuzione in questo processo, diviso in un momento di distinzione degli opposti (da cui si fa un “passo indietro”) e in uno di integrazione di questi ultimi.

Il conflitto tra Freud e Jung crebbe al congresso dell'Associazione Psicoanalitica, svoltosi a Monaco nell'agosto del 1913 contro le posizioni psicoanalitiche espresse da Janet durante la sessione dedicata alla psicoanalisi. Nell'ottobre successivo si ebbe la rottura ufficiale, Jung si dimise dalla carica di direttore dello "Jahrbuch". Ad aprile 1914 si dimise da presidente dell'Associazione e uscì definitivamente dal movimento psicoanalitico.

La psicoanalisi, quale creatura i cui meriti di gestazione erano ascritti al solo Freud, per la cui nascita aveva pagato con l'isolamento e l'ostracismo da parte del mondo accademico ufficiale, questa psicoanalisi quale nuova via della conoscenza, per Jung era divenuta più importante dello stesso padre che l'aveva generata. Era nata dal lavoro di Freud, ma adesso si trattava di farla crescere.

L'aspetto che li differenziava di più era la concezione dell'inconscio. Freud affermava che l'inconscio alla nascita era un contenitore vuoto e durante la vita si riempiva delle cose che la coscienza riteneva "inutili". Al contrario, Jung asseriva che l'inconscio aveva una sua autonomia creativa già dalla nascita di un essere umano. Inoltre, secondo Jung, la psicoanalisi di Freud era schematica e teneva poco conto della persona nel suo contesto vitale. Invece Jung dava importanza alla persona ed al suo contesto, così diede via alla sua "psicologia analitica" che voleva essere non solo uno strumento per guarire da patologie psicologiche ma anche una specie di filosofia di vita, o ancor meglio uno strumento per adattare la propria anima alla vita e poterne cogliere tutte le potenzialità di espressione e specificità individuale. Egli chiamò questo percorso "individuazione".

Al concetto di individuazione si lega la nozione di archetipo. Jung ipotizza che alla trasformazione della libido e ai suoi simboli sia sottesa una pluralità indeterminata di “immagini primordiali”, collettiva e immutabile, intese come una sorta di kantiane “forme a priori” che concorrono, come serbatoio originario dell’immaginazione, alla formazione dei simboli. La funzione trascendente proietta l’individuo al di fuori di sé, sul piano di un pensiero inconscio collettivo. Se la coscienza riesce a sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti dei prodotti di questa facoltà, i simboli, l’individuo può liberarsi del suo disagio riaffrontandolo da un punto di vista diverso, “trascendentale”. Inoltre egli, nel differenziarsi da queste matrici collettive di senso e dagli istinti primordiali, può integrare i valori universali custoditi dalla cultura, trovando una modalità personale di attuarli.


I Tipi Psicologici

Un altro concetto fondamentale, il tipo, viene introdotto da Jung con la pubblicazione di Tipi psicologici. L’oggetto dell’opera è una classificazione degli individui secondo tipi che prende le mosse dalle caratteristiche del loro adattamento. Essi si articolano attorno alla fondamentale polarità introverso/estroverso, e alla conseguente distinzione di due individui tipici fondamentali. Individuati dall’opposto orientamento generale della loro libido primaria (intro-versa o estro-versa) riprendono, in individui diversi, il ritmo sistole/diastole tematizzato da Goethe. Per spiegare le rilevanti differenze individuali all’interno dei gruppi, Jung incrocia l’iniziale modello bipolare con una ulteriore quadripartizione in funzioni psichiche (il pensiero, il sentimento, la sensibilità e l’intuizione). L’appartenenza ad uno di questi quattro sottogruppi è motivata dalla funzione che nel corso dell’adattamento viene privilegiata, e a cui l’individuo, a partire dall’infanzia, affida le sue speranze di riuscita. La combinazione tra questi due “assi” dà luogo agli otto tipi psicologici individuali . Ciò che preme a Jung non è però presentare un’ennesima classificazione delle personalità, ma relativizzarne l’esperienza fenomenologica. È l’orientamento della coscienza dunque, il suo intenzionarsi, che viene classificato, e non un banale coacervo di caratteristiche individuali. Questa teoria assume rilievo nel processo di individuazione, nel quale è necessario che l’Io sia consapevole dell’atteggiamento psicologico che si è reso dominante o esclusivo. Solo superando la propria unilaterale adesione ad un modo di rappresentare la realtà e aprendosi agli altri modi, l’individuo può davvero affermare la sua autonomia da modelli collettivi accettati inconsapevolmente (che siano gli archetipi dell’inconscio collettivo o le “modalità di funzionamento” della facoltà di rappresentare considerata nella sua formalità). La “scelta” del tipo psicologico a cui l’individuo appartiene corrisponde, infatti, più ad esigenze collettive che individuali. Mostrare il valore delle opzioni trascurate dallo sviluppo è il compito dell’individuazione, allo studio e alla pratica della quale d’ora in poi la psicologia analitica si consacrerà. Diventa così possibile il confronto con le funzioni arrestatesi ad uno stadio arcaico dello sviluppo, integrandole in una individualità dinamicamente matura.

La querelle su Jung e il nazismo


Nel 1930 Jung fu nominato presidente onorario della Associazione tedesca di psicoterapia. Con l'avvento del nazismo questa Associazione, cui aderivano parecchi psicoterapeuti ebrei, fu sciolta e ne fu creata un'altra, a carattere internazionale, con Jung presidente.

Nel 1934 Jung fu criticato per la sua adesione ad un'organizzazione di origine nazista, oltre che per la sua funzione di redattore capo della rivista Zentralblatt fur Psychotherapie, un periodico di analoga matrice nazista. Jung e i suoi difensori, in questa querelle sulla presunta adesione di Jung al nazismo, replicarono sostenendo che la sua presenza in questi organismi avrebbe permesso di salvaguardare l'attività degli psicoterapeuti tedeschi ebrei.

In questa stessa epoca Hitler prendeva il potere in Germania e, sfortunatamente per Jung, il caso volle che il redattore tedesco della rivista, il cui nome compariva accostato a quello di Jung risultava essere il professor Göring, cugino del più famoso Hermann Göring, delfino di Adolf Hitler.

In questo periodo di presidenza Jung scrisse l'articolo "Wotan" apparso sulla Neue Schwezer Rundschau che in seguito diverrà il primo capitolo dell'opera Aspetti del dramma contemporaneo.

Sempre i sostenitori di Jung in questa querelle sostennero che Jung non accettò questo incarico a cuor leggero ma nella speranza di salvare il salvabile, tant'è che, quando si accorse di non poter fare nulla, nel 1939 rassegnò le dimissioni sia dalla carica di presidente della "Società medica internazionale di psicoterapia" sia da redattore della rivista. In questo stesso periodo le autorità hitleriane avevano già preso misure contro Jung: gli era stato negato l'accesso in territorio tedesco, le sue opere vennero bruciate o mandate al macero in tutti i paesi d'Europa nei quali era possibile e il suo nome figurò nella famigerata lista "Otto", vicino a quella di Freud e di molti altri (come testimoniato da alcuni conoscenti, Jung temeva di poter essere "liquidato" dalle SS in caso di invasione della Svizzera durante la seconda guerra mondiale, proprio per via delle sue note posizioni critiche antinaziste).

La relazione tra Jung e il nazismo continuò, anche dopo la guerra, ad essere oggetto di polemiche e dibattiti. Sia nella sua autobiografia ("Ricordi, Sogni, Riflessioni") che nella raccolta di testimonianze sulla sua vita "Jung Parla", appaiono numerosi spunti critici rispetto al fenomeno nazista, che in alcuni suoi scritti e passaggi Jung analizzò - con molta preoccupazione - da un punto di vista psicologico-analitico collettivo.


La Torre


Risale al 1923 la costruzione della famosa e per certi aspetti misteriosa Torre di Jung. In quell'anno Jung si avvicinava ai 50 anni e trovava non più soddisfacente testimoniare con la sola scrittura l'avventura della psicoanalisi e del processo individuativo che in lui si realizzava, ma voleva cercare un altro modo di simbolizzarlo che gli desse un'impressione più concreta della semplice scrittura. Così dopo la morte di sua madre Jung comprò un terreno a Bollingen, al di là del lago di Zurigo. Qui realizzò il progetto di un'abitazione dove trascorreva le vacanze ed i fine settimana. Complessivamente risiedeva a Bollingen ben sei mesi l'anno. All'inizio era solo un edificio circolare a forma di torre, ma negli anni seguenti vi aggiunse tre nuove sezioni, ampliando così la casa. L'espandersi della torre andò sempre parallelo con la sua crescita psichica nella totalità della sua vicenda. L'edificio originale era basso e nascosto fra le due torri, ma all'età di ottant'anni, dopo la morte della moglie Emma nel 1955, si sentì di aggiungere un altro piano. Da allora la casa di Bollingen, senza elettricità e senza acqua corrente, con il suo silenzio, diventò il ritiro spirituale di Jung.

Da questa residenza prenderà il nome la fondazione che promuoverà la pubblicazione di tutta l'opera junghiana in America.

L'edificio è ben visibile ancora oggi, anche se l'accesso è consentito attraverso il passaggio in una proprietà privata. Nell'ala dell'edificio affacciato sul lago, e protetta dalle mura in sasso che circondano il nucleo centrale della torre, si può ancora vedere la pietra scolpita da Jung. Un'immagine della pietra è visibile all'interno della biografia Ricordi, sogni e riflessioni.


Un viaggio di Jung nell'aldilà


Nel 1944 pubblicò Psicologia e alchimia ma in quello stesso anno ebbe un incidente, una frattura e un successivo infarto. In coma visse un'esperienza di pre-morte che descriverà nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni.

Nel 1952 pubblicò gli importanti scritti sulla teoria della Sincronicità.


Jung e gli UFO


Jung a partire dagli anni quaranta si occupò anche di un fenomeno nuovo, che si intensificava sempre di più, soprattutto dalla fine della seconda guerra mondiale. Si trattava dei cosiddetti "oggetti volanti non identificati", in sigla UFO. Jung, che leggeva tutto ciò che veniva pubblicato in relazione a questi fenomeni, si occupò più volte del tema nei suoi scritti e tre anni prima di morire, nel 1958, pubblicò un saggio dal titolo Un mito moderno. Le cose che si vedono in cielo, che può esser visto come una puntuale interpretazione psicologica del fenomeno, ma anche come una ricapitolazione essenziale delle sue principali idee sulla psiche, e insieme come un messaggio - uno degli ultimi - in cui trovano posto le speranze e i timori che egli nutriva sul futuro dell'umanità.

Per Jung la coscienza del nostro tempo è lacerata, frammentata da un contrasto politico, sociale, filosofico e religioso di eccezionali dimensioni. L'Io si è troppo allontanato dalle sue radici inconsce; le "meraviglie" della scienza e della tecnica sembrano volgersi in forze distruttive. I dischi volanti rappresentano visioni, oggettivazioni fantastiche di un inconscio troppo duramente represso. Tra le varie ipotesi è dunque "un archetipo a provocare una determinata visione".

Jung considera con distacco e una certa ironia l'esistenza degli UFO come fenomeno fisico, sebbene nell'ultima parte del suo saggio egli sembri disposto a dare maggior credito alla loro effettiva realtà, per introdurre cautamente l'ipotesi che esista una sincronicità tra inconscio e fenomeno reale.

Jung e la religione


In Jung il rapporto tra psicologia e religione è una parte rilevante del suo lavoro di psicoterapeuta e di psicologo molto più che in Freud il quale fin dall'inizio si toglie dagli impicci l'ingombrante fenomeno religioso come una resistenza, forse tra le più importanti e la più efficace e potente ma pur sempre una resistenza all'angoscia della verità riduttiva dell'interpretazione psicoanalitica del discorso dell'inconscio.

E' vero Jung ha anche affermato:


« Io non predico una nuova religione; per far ciò dovrei perlomeno richiamarmi, secondo l'uso tradizionale, a una rivelazione divina. Sono essenzialmente medico che ha a che fare con la malattia dell'uomo e del suo tempo »


oltre che:


« Io parlo semplicemente da filosofo. Sono stato a volte definito un capo religioso, ma non lo sono. Non ho un messaggio da portare, una missione da compiere; mi sforzo soltanto di capire. Noi tutti siamo filosofi nell'antico senso del termine, siamo amanti della saggezza. Questa basta a farci evitare la compagnia a volte discutibile di coloro che offrono una religione »


Ma questo non basta per misconoscere la contraddittorietà del lavoro di Jung in questo senso, infatti non è un mistero come l'atteggiamento junghiano rispetto al fenomeno del sogno è proprio quello di chi si accosta ad una rivelazione proveniente dal divino. Il discorso del sogno per gli junghiani pur non misconoscendo la provenienza dal "basso" delle origini di formazione del lavoro elaborativo onirico, ritengono in definitiva che la direzione a cui il sogno allude provenga decisamente dall'"alto" mentre per il "disilluso" Freud si tratta pur sempre della "cantina" anche se "costruttrice" di verità.

Una possibile lettura di questa duplicità di Jung è che Jung non è che volesse come Freud essere considerato un medico e solo un medico pur volendo sentirsi libero di continuare a filtrare con la teologia ma che semmai non si legittimava, pur volendolo nel suo intimo, a prendere partito apertamente per la teologia e non se la sentiva a compiere questo atto ancor più radicalmente eretico per paura di essere lasciato solo dai suoi contemporanei ormai completamente imbevuti di scientismo fino al midollo. Così non gli rimase che continuare in pratica ad essere un vero teologo ma senza prendere partito apertamente per la la teologia. Del resto questo atteggiamento si giustifica proprio con il suo originale percorso di vita di medico-psichiatra: Jung infatti aveva imparato la lezione di Freud che il discorso teologico era stato ormai definitivamente superato non dal discorso scientifico beninteso ma proprio dal discorso psicoanalitico a cui il dottor Freud nel lontano 1907 lo aveva iniziato. Così non potendo andare indietro al gretto e volgare scientismo riduzionista nè potendo andare avanti, in quanto anch'egli "disilluso", si mantennne in bilico sino alla fine: ora un po' medico ora un po' teologo. Jung in effetti mosse una ricerca oltre Freud in quel 1912 di eresia ma non ebbe poi in seguito la forza di andare oltre Jung stesso anche se l'intenzione c'era. Se ci fosse riuscito probabilmente molti junghiani, cioè sè stesso, non lo avrebbero seguito, cioè lo avrebbero abbandonato in una solitudine insostenibile nemmeno dalla pur forte tempra della psiche di Jung.


Precursori

Fra i vari precursori di Jung figurano soprattutto Platone, ma anche il neoplatonico Plotino e il Trascendentalista Ralph Waldo Emerson, specialmente con l'idea di Oversoul (Oltreanima) e il saggio Demonology

Una vita per la Psicoanalisi

Morì il 6 giugno 1961, dopo una breve malattia, nella sua casa sul lago.

Citazioni



« L'alchimia è, come il folclore, un grandioso affresco proiettivo di processi di pensiero inconsci. A causa di questa fenomenologia mi sono sottoposto allo sforzo di leggere da cima a fondo l'intera letteratura classica dell'alchimia»
Aniela Jaffé (a cura), C. G. Jung - immagine e parola, Roma 2003, ISBN 88-88232-87-7


« Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente...Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma , nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo »




Voci correlate


Junghiani e junghismo

Influenza del pensiero di Jung in letteratura


Altri progetti




Collegamenti esterni



Il seguente articolo è tratto in parte dalla voce su Carl Gustav Jung liberamente modificabile dell’Enciclopedia Libera Mondiale Wikipedia a cui io stesso ho collaborato a redigere, successivamente rielaborata e integrata con nuova documentazione e ulteriori riflessioni .

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